Tributi Locali: Arriva la Transazione Fiscale anche con i Comuni e le Regioni? Una svolta attesa per imprese e famiglie in crisi
di Monica Mandico, Avvocato Cassazionista – Esperta in crisi d’impresa e tutela del consumatore
Una svolta importante potrebbe presto cambiare le regole del gioco per tutti coloro che si trovano in difficoltà economica e devono far fronte a debiti con i Comuni e le Regioni. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che apre finalmente la porta alla transazione fiscale anche sui tributi locali, come l’IMU, la TARI, l’addizionale regionale IRPEF e altri carichi comunali e regionali.
Finora, infatti, solo i debiti verso l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potevano essere oggetto di transazione (cioè pagamento parziale e/o dilazionato) in sede di composizione negoziata o di altri strumenti di regolazione della crisi. I Comuni e le Regioni restavano esclusi, costringendo spesso il debitore a percorrere soluzioni più drastiche e complesse, come il concordato preventivo.
Il Governo ha deciso di modificare la legge delega fiscale (L. 111/2023) per consentire anche ai tributi locali di rientrare nel perimetro delle procedure di transazione fiscale previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).
Ciò significa che in futuro sarà possibile proporre accordi di pagamento agevolato anche per IMU, TARI, addizionali e altri tributi locali, in maniera simile a quanto già avviene per i debiti fiscali erariali.
Questa possibilità riguarderà:
- la composizione negoziata della crisi,
- gli accordi di ristrutturazione dei debiti,
- i piani di ristrutturazione soggetti a omologazione,
- il concordato preventivo,
- il concordato nella liquidazione giudiziale,
- le procedure di gruppo.
In molti casi, anche un solo diniego da parte del Comune blocca l’intero piano di risanamento di un’impresa o di una famiglia sovraindebitata. Questo accade perché, ad oggi, l’ente locale non ha strumenti normativi per accettare legalmente un pagamento parziale o dilazionato, anche se sarebbe più vantaggioso della liquidazione giudiziale.
Il risultato? Il debitore è spesso costretto a fare ricorso al concordato preventivo, una procedura più lunga, costosa e invasiva, pur di ottenere il beneficio della “falcidia” (cioè lo sconto) del debito.
Con l’estensione della transazione fiscale anche ai tributi locali, si renderebbero più accessibili e rapide le soluzioni di risanamento e si potrebbe davvero parlare di una gestione della crisi più equa e moderna, in linea con la realtà delle piccole e medie imprese e delle famiglie italiane.
Cosa resta ancora fuori?
Non tutti gli strumenti saranno interessati da questa riforma. Restano esclusi:
- i piani attestati di risanamento,
- il concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio,
- i piani del consumatore,
- il concordato minore.
Inoltre, la norma non equipara ancora del tutto il trattamento dei tributi locali a quello dei contributi previdenziali (come i debiti INPS), che in alcuni casi possono essere oggetto di transazione anche nella composizione negoziata.
Un passo avanti per la tutela del contribuente
Se questa riforma sarà approvata definitivamente, rappresenterà un passaggio epocale per il diritto della crisi in Italia, perché riconosce al debitore il diritto di trattare anche con Comuni e Regioni, e non solo con lo Stato.
È un cambiamento atteso da anni da chi, come me, tutela ogni giorno imprenditori, famiglie, lavoratori autonomi e consumatori sommersi dai debiti. La composizione della crisi deve essere una strada percorribile, e non una corsa a ostacoli tra vincoli normativi e resistenze burocratiche.
Con questo intervento legislativo si va nella direzione giusta: una gestione più umana, efficiente e negoziale dei debiti fiscali, per dare una seconda possibilità vera a chi vuole ripartire.