La truffa in nome (e voce) del ministro: nessun dorma
E’ delle ultime ore la notizia relativa ad una truffa telematica che ha coinvolto un ministro del governo italiano.
Un gruppo di importanti imprenditori italiani, è stato coinvolto in una truffa ad opera di malviventi che li hanno contattati, spacciandosi per il ministro o stretti collaboratori di questo e usandone la voce per convincerli a versare del denaro in conti esteri.
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo dopo aver ricevuto diverse denunce – almeno tre – da parte di vari imprenditori contattati negli ultimi giorni da truffatori che si erano spacciati per il ministro o il suo staff . Secondo le prime ricostruzioni, come riporta Il Corriere della Sera, i truffatori avrebbero anche utilizzato un software per riprodurre la voce clonata, per convincere le vittime al pagamento.
Agli imprenditori, contattati al telefono, veniva richiesto di effettuare un bonifico da centinaia di migliaia di euro su un conto di Hong Kong, soldi che sarebbero serviti per pagare nel più stretto riserbo il riscatto per liberare italiani presi in ostaggio in qualche parte del mondo.
Usando la voce del ministro clonata con software informatici, i truffatori sarebbero riusciti a utilizzare tantissimi numeri “clonati”, uno con prefisso di Roma, ma anche dello staff del ministro. La richiesta veniva seguita dalla promessa del rimborso da parte della Banca d’Italia degli importi bonificati.
È stato lo stesso ministro uno dei primi ad avvisare la Procura di Milano, raccontando quanto era accaduto:
- “Uno mi ha chiesto perché la mia segreteria avesse chiamato la sua per avere il suo cellulare. Gli dico che era assurdo, avendo già io il suo numero e che era impossibile”.
- Un altro – “Mi chiama e mi racconta di essere stato chiamato da me e poi da un generale, che gli chiede un bonifico molto elevato a un conto”.
Gli episodi, tra truffe messe a segno e tentate sono ad una decina, sempre casi che hanno riguardato facoltosi imprenditori e importanti famiglie di industriali, Moratti, Aleotti, azionista del gruppo Menarini, e Beretta, proprietaria della multinazionale produttrice di armi, tra i nomi contatti dai truffatori ci sarebbero anche Giorgio Armani e Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo.
I truffatori avrebbero speso il nome del ministro anche con un noto imprenditore milanese, che ha fatto denuncia ma al momento è rimasto anonimo, che avrebbe versato un milione di euro, in due distinti pagamenti.
Sono stati attivati comunque tutti i canali di cooperazione internazionale per arrivare a bloccare quei soldi, in particolare su un conto europeo.
Massimo Moratti, uno degli imprenditori contatati dai truffatori, ha confermato tutto al quotidiano La Repubblica. L’ex presidente dell’Inter ammette: “Questi sono bravi, nel senso che sembrava assolutamente tutto vero. Comunque può capitare, poi certo uno non se l’aspetta una roba di questo genere. Ma succede a tutti…”. Poi ha aggiunto: “Hanno contattato anche me. Preferirei non raccontare altro, vediamo come va avanti l’inchiesta. Al momento preferisco stare tranquillo. Ho fatto denuncia, certo”. Alla domanda se sia lui che ha pagato un milione di euro, ha replicato: “Ho fatto denuncia, aspettiamo e poi le saprò dire”.
Secondo quanto emerso sarebbe stata usata per la truffa anche la voce del ministro, evidentemente ricostruita da qualche software di intelligenza artificiale. La tecnica del deepfake audio avrebbe dato maggiore credibilità al piano dei truffatori.
Come difendersi da queste truffe
In questi casi casi bisogna sempre diffidare da richieste urgenti e pressanti, cercare di contattare direttamente e tramite altri canali la persona da cui si riceve la chiamata (se si ha il dubbio che possa non essere lei o lui). Altri metodi suggeriti dal Corriere della Sera sono istituire un codice che si conosce solo nel nucleo familiare o usare app di sicurezza come Authenticator, che fornisce un codice di 6 cifre che le due persone devono completare a vicenda per dimostrare di essere reali.
La truffa in cui viene usato il nome del ministro, però, non sembra l’unica. Da Banca d’Italia arriva un invito alla prudenza. “Si sono verificati di recente alcuni tentativi di truffa che utilizzano indebitamente il nome e il logo della Banca d’Italia”, come ad esempio richieste di denaro per liberare giornalisti rapiti all’estero, “con la promessa di una restituzione da parte della Banca d’Italia” si legge in una nota dell’istituto, completamente estraneo a tali richieste. “Si raccomanda di non fornire alcuna risposta e denunciare i casi all’autorità giudiziaria”.
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