La responsabilità sociale nelle aziende farmaceutiche: Il contesto nazionale
Per quanto attiene al contesto nazionale, il dibattito sulla RSI nasce in Italia negli ultimi anni in risposta ai paradigmi di produzione e di consumo che si vanno implementando nella nostra società e che, in tempi di globalizzazione dei processi produttivi, vedono lo sradicamento dell’impresa dal territorio di riferimento ed un’accresciuta esigenza per le stesse di rendere visibile il proprio modo di agire.
La RSI contribuisce alla creazione di valore ed è quindi in grado di generare un vantaggio competitivo per l’azienda.
Essa non è da considerarsi come un costo ma come un elemento che, se integrato nella governance aziendale, condiziona positivamente la performance dell’impresa e la sua competitività, migliorandone le prospettive di sviluppo duraturo e diminuendo il profilo di rischio.
Le principali funzioni di un’impresa consistono nel creare valore tramite la produzione di beni e servizi che la società richiede, generando al contempo profitti per i suoi titolari e azionisti nonché ricchezza per la società, in particolare tramite un processo continuo di creazione di posti di lavoro. Le imprese sono coscienti della possibilità di contribuire allo sviluppo sostenibile gestendo le loro operazioni in modo tale da rafforzare la crescita economica e la competitività senza arrecare danno all’ambiente, senza fuggire dalle proprie responsabilità sociali e senza trascurare gli interessi dei consumatori. In tale contesto, un numero crescente di imprese ha fatto proprio il concetto di responsabilità: adottando un comportamento socialmente responsabile al di là delle prescrizioni legali; tenendo conto delle ripercussioni economiche, sociali ed ambientali nelle proprie attività; considerando la responsabilità sociale non come un elemento “addizionale” alle attività fondamentali, bensì correlato con il tipo di gestione stessa delle imprese[1].
Le imprese partecipano alla RSI mediante l’adozione di bilanci, rapporti sociali, ambientali, di sostenibilità, ovvero attraverso la rendicontazione delle prestazioni di RSI che hanno avviato in maniera spontanea. Molto diffusa è anche l’adozione di sistemi di gestione socialmente responsabili – gestione dell’ambiente, delle risorse umane, dei fornitori, della sicurezza delle informazioni – e di forme di certificazione da parte di soggetti terzi.
In particolare, il bilancio sociale, strumento base della RSI, in Italia a differenza di altri paesi europei, è ancora una scelta volontaria e non un obbligo di legge. Il bilancio sociale è un documento pubblico, redatto periodicamente e rivolto agli interlocutori sociali che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti nell’esercizio dell’attività d’impresa. Destinatari del bilancio sociale sono, quindi, tutti i portatori d’interesse e la collettività in generale. Le informazioni sui risultati sociali contribuiscono a fornire e diffondere una reputazione sull’impresa in grado di favorire il dialogo con tutti gli stakeholder. Con questo termine ci si riferisce a un individuo, una comunità o un’organizzazione che influisce, direttamente o indirettamente, sulle operazioni di un’impresa o ne subisce le ripercussioni. Gli stakeholder sono quindi tutti coloro che hanno un interesse nell’attività dell’impresa e grazie ai quali si garantisce un miglior funzionamento. L’impresa, infatti, è inserita in una rete di interazioni e rapporti di scambio con molteplici interlocutori sociali in grado di influenzarne in senso positivo o negativo le sorti: solo un’attenta gestione di questo sistema di relazioni consente all’azienda di ottenere le risorse e i contributi essenziali per la continuazione nel tempo dell’attività e la realizzazione delle sue finalità.
L’impegno etico e sociale di un’impresa oltre ad essere testimoniato dal proprio bilancio sociale o dal proprio Codice etico può anche essere certificato.
In Italia, per ragioni storiche derivanti dall’importanza del movimento cooperativo e strutturali data la prevalenza delle PMI, la sensibilità verso il contesto di relazioni sociali in cui le imprese sono inserite ha caratterizzato una parte significativa del sistema economico nazionale. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha avviato nel 2002 il Progetto CSR-SC (Corporate Social Responsibility-Social Commitment) finalizzato allo sviluppo e alla promozione della responsabilità sociale[2].
Il progetto si basa su un approccio volontario alla RSI da parte delle imprese ed ha l’obiettivo di promuovere la cultura della responsabilità sociale all’interno del sistema socioeconomico e di accrescere il loro grado di consapevolezza sullo sviluppo sostenibile. In questo modo, si vuole fornire una risposta alle istanze informative dei diversi stakeholder sulla RSI, perseguendo l’obiettivo della Commissione europea di individuare un linguaggio e un framework di riferimento comune.
Il progetto attribuisce importanza alla diffusione di comportamenti etici nelle imprese ma ciò che lo caratterizza è l’ampliamento di questa visione con la dimensione degli interventi nel sociale definita social commitment avente lo scopo di favorire la partecipazione attiva delle imprese al sostegno del sistema di welfare nazionale e locale secondo una moderna logica di integrazione pubblico-privato. In particolare, il ruolo del Governo è quello di identificare le aree d’intervento, gli ambiti che a livello nazionale e locale richiedono un’azione specifica e di orientare i finanziamenti su progetti prioritari. Le imprese possono aderire su base volontaria e contribuire al finanziamento delle politiche di welfare, mentre l’intervento nel sociale viene gestito direttamente dalle associazioni e dal volontariato.
Lo standard proposto dal Ministero prevede un sistema articolato su due livelli: il primo livello, definito Livello CRS, di facile accesso e articolato sulla base di schemi già noti (ad esempio l’approccio ISO) ha la finalità esplicita di promuovere la cultura della responsabilità sociale; il secondo livello, definito Livello SC, prevede che l’impresa venga chiamata a cofinanziare progetti nel sociale per poter beneficiare di bonus fiscali e dell’accesso facilitato al mercato finanziario attraverso i fondi etici.
L’iniziativa ha lo scopo di incoraggiare la diffusione della CSR tra le imprese e le organizzazioni italiane attraverso: l’aumento del grado di consapevolezza sull’importanza della relazione tra CSR e sviluppo sostenibile; la facilitazione dello scambio di esperienze e best practices; la promozione della trasparenza e della convergenza delle pratiche e degli strumenti di CSR, con particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI); la condivisione di esperienze di partnership tra le istituzioni, le imprese/organizzazioni e la società civile.
Nel prosieguo della trattazione degli argomenti, sarà rivolta particolare attenzione alle certificazioni ambientali.
dott. Mario Esposito
[1] La Responsabilità sociale delle imprese – Quaderno ISFOL 2005
[2] La Responsabilità sociale delle imprese – Quaderno ISFOL 2005