Il sovraindebitamento e le famiglie italiane: Un problema sociale
Nella Giornata europea dedicata al Consumatore, Martin Siecker, il presidente della sezione INT del Comitato Economico e Sociale Europeo, delinea l’ormai problema dell’indebitamento da parte di numerosi consumatori, dicendo:
- <<Le persone devono imparare a controllare i consumi, e l’educazione finanziaria potrebbe aiutarle a gestire adeguatamente il loro bilancio e a non finire in situazioni di eccessivo indebitamento. Tuttavia, la lotta al sovraindebitamento e all’esclusione finanziaria richiede anche comportamenti responsabili da parte dei professionisti, riguardo sia ai prodotti che alla pubblicità, nonché ai consigli e alle spiegazioni che forniscono ai consumatori >>.
Prima dell’Italia, alcuni paesi dell’Unione Europea si erano posti l’obiettivo di regolamentare la situazione dell’indebitamento del debitore civile.
Ciò serviva ad evitare che un gran numero di soggetti con molti debiti venissero spinti a un livello di soglia di povertà, rischiando loro malgrado di finire in un circolo vizioso.
La necessità di ricorre al credito, l’applicazione di alti tassi di interesse, la mancanza di una seconda possibilità, la condivisione della situazione dell’indebitamento a tutto il nucleo familiare ha fatto sì che diventasse un problema sociale.
La creazione di specifiche discipline per il sovraindebitamento fu espressione della scelta di non sacrificare alla rigida osservanza, i diritti dei creditori, incentivando il debitore a rimanere nel circuito economico come soggetto attivo.
La legge, soprattutto con il D.L. n. 127/2012, ha inglobato una gran numero di soggetti.
Si spazia dall’imprenditore sotto soglia, all’imprenditore agricolo fino a giungere al consumatore.
Notevole importanza venne data all’inserimento del consumatore tra i soggetti che potevano chiedere l’attestato di risanamento dei crediti o nello specifico gli era data la possibilità di proporre ai creditori un piano.
Molte famiglie di fatto avrebbero avuto la possibilità di risanare la propria situazione, mantenendo un livello di vita dignitoso.
L’incidenza dei debiti finanziari sul reddito disponibile lordo per le famiglie consumatrici nel 2011 era stimata attorno al 53, 2 per cento (un aumento di quasi il 20 punti percentuali rispetto il 2003).
La crisi finanziari che colpì fortemente il mercato immobiliare portò come conseguenza non solo la caduta del livello dei tassi di interesse ma ci furono anche ripercussioni sul mercato del lavoro.
Il tasso di disoccupazione e/o la riduzione dei redditi dei privati fece sì che le famiglie, soprattutto quelle che avevano contratto un mutuo a tasso variabile, rischiavano di vedere crescere l’onere del debito a parità di livello di indebitamento.
La crisi interruppe un processo di espansione del mercato del credito in particolar modo per le famiglie con un livello di reddito medio basso.
Prima della crisi la possibilità di accensione di un mutuo o la richiesta anche di un finanziamento era assai diffusa soprattutto per quei soggetti che appartenevano alle classi di reddito basse e che molto spesso non arrivavano a fine mese.
La concorrenza anche nello stesso mercato finanziario aveva dato la possibilità di concedere mutui facili senza troppe restrizioni.
Quando consideriamo il perché le famiglie si siano ritrovate sovraindebitate dobbiamo anche prendere in considerazione che molto spesso le persone compiono scelte sbagliate, non perché sono irrazionali, ma perché non hanno informazioni giuste o non le sanno leggere.
L’arricchimento dell’offerta di servizi e la maggior competizione ha fatto sì che molte persone si trovino di fronte a discutere di tematiche finanziare delle quali non conoscono né caratteristiche né rischi.
Compiono scelte finanziare importanti come: scegliere il mutuo per comprare l’abitazione, la previdenza, la gestione dei risparmi e decidere come poter integrare il reddito a disposizione, decisioni che si protraggono nel lungo periodo.
L’allarmismo creatosi per il sovraindebitamento trova fondamento nel fatto che tante volte non è solo il reddito a disposizione che diminuisce, ma sono gli eventi imprevedibili a far sì che le famiglie si trovino in questa situazione.
Avvenimenti negati, imprevedibili, il venir meno di alcune entrate (come ad esempio un licenziamento) o il verificarsi di uscite inattese (divorzio/separazione, una malattia) hanno portato a rendere la società più fragile e più vulnerabile, soprattutto se le garanzie offerte dal paese non ci sono o risultano essere poche.
A tal proposito molti sono i fattori che influiscono sulla formazione della crisi da sovraindebitamento, tanti da suddividerli in alcune tipologie.
Il sovraindebitamento può essere di tipo attivo, caratterizzato dai comportamenti che assume il debitore: la premeditazione e la sproporzione dell’assunzione dei debiti non considerando o addirittura sovrastimando la propria capacità di risanare tale debito nonché l’eccesivo uso di gestione delle proprie carte di credito.
Il sovraindebitamento passivo invece dipende dai fatti esterni che il soggetto subisce. Essi derivano dall’impossibilità di gestire e prevedere situazioni che vanno al di fuori della sfera di controllo del soggetto stesso. Un esempio può essere la perdita del lavoro, malattia, divorzio o separazione, eventi traumatici che il soggetto non poteva prevedere. In questi casi il sovraindebitamento risulta come conseguenza derivante da tale situazione.
Ed infine l’ultimo tipo, quello differito, si manifesta in un arco temporale molto elevato (anni oppure decenni). I soggetti poggiano sulla condizione e sul reddito momentaneamente sicuro del soggetto più vicino a sè (ad esempio la pensione del coniuge o l’assegno di mantenimento che viene erogato ai figli minori in caso di divorzio).
Risolvere ed elaborare un piano dettagliato per contrastare la crisi da sovraindebitamento non risulta semplice.
Questo argomento si colloca in un insieme complesso di questioni, sebbene le regole legali e sociali prevedano che i debiti debbano essere osservati. La stessa Legge n. 3/2012 sembra più porsi dalla parte del risanamento di tali situazioni di crisi, senza prendere in considerazione il fatto che dovrebbe essere fatta maggior prevenzione.
Se si parte del concetto di base che ognuno è artefice del proprio destino, sappiamo per certi che nessuno meglio di sé stessi effettuerà la scelta migliore per il proprio futuro.
La prevenzione dovrebbe avere come obiettivo la tutela del soggetto e portarlo ad un convinzione che le informazione che ha recepito sono utili e soprattutto comprensibili.
Questo non significa che le società di finanziamento o le banche devono sostituirsi al soggetto e consigliare, quasi obbligatoriamente, il finanziamento più vantaggioso, ma dovrebbero essere dati strumenti corretti al soggetto per capire se è idoneo ad affrontare tale situazione.
In Italia era necessario regolamentare anche il debitore civile, dopo tutti questi anni di disparità di trattamento con il debitore commerciale, perché era giusto che anche lui avesse una seconda chance.
È anche vero che c’era bisogno di un controllo maggiore da parte degli intermediari finanziari sulle concessioni dei crediti. Il consumatore deve avere i mezzi necessari per effettuare liberamente le proprie scelte e allo stesso tempo deve avere il diritto di poter uscire dalle situazioni da sovraindebitamento.