Fideiussioni ABI nulle: la Corte d’Appello di Roma conferma la tutela dei garanti e la decadenza della banca
La Corte d’Appello di Roma, con la recente sentenza n. 1608 del 2025, ha ribadito un principio essenziale per imprese e consumatori che hanno sottoscritto fideiussioni bancarie: le fideiussioni che contengono le clausole ABI sono nulle, e la banca decade dal diritto di agire se non rispetta i tempi previsti dall’art. 1957 del Codice Civile.
Cos’è successo nel caso deciso dalla Corte d’Appello
Due fideiussori avevano garantito un debito contratto da una società. La banca aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro di loro, ma i garanti si erano opposti sostenendo che:
1. La banca era decaduta dal diritto di agire contro di loro, perché non aveva fatto causa al debitore principale nei 6 mesi previsti dall’art. 1957 c.c.;
2. Il contratto di fideiussione conteneva clausole ABI vietate, già dichiarate nulle dalla Banca d’Italia e dalla Corte di Cassazione.
Il Tribunale di Roma aveva dato ragione ai fideiussori. La banca ha fatto appello, ma la Corte d’Appello di Roma ha confermato tutto.
Perché la banca ha perso: i due punti chiave
1. Decadenza ex art. 1957 c.c.:
– La banca deve attivarsi contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione.
– Non basta inviare lettere di sollecito: serve un’azione giudiziale vera.
– Se la banca resta inattiva, perde il diritto di chiedere il pagamento ai fideiussori.
2. Clausole ABI nulle:
– La fideiussione conteneva clausole che riproducevano lo schema standard dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), già censurato.
– In particolare, le clausole che obbligano il fideiussore a pagare “a prima richiesta” senza che la banca agisca contro il debitore sono nulle.
– Senza quelle clausole, i fideiussori sono protetti dal Codice Civile e possono opporsi con successo.
Cosa significa per imprese e consumatori
Questa sentenza conferma un orientamento ormai chiaro:
– Se hai firmato una fideiussione bancaria, verifica subito se contiene le clausole ABI (articoli 2, 6, 8 dello schema ABI). Sono nulle e puoi farle valere in tribunale.
– Controlla se la banca ha rispettato il termine di sei mesi previsto dall’art. 1957 c.c. per agire contro il debitore principale. Se non l’ha fatto, non può chiedere nulla al fideiussore.
– Non firmare accordi bonari o riconoscimenti del debito senza prima aver verificato con un avvocato! Anche una semplice trattativa può essere interpretata male.
Conclusioni pratiche
Per imprese, professionisti e consumatori che hanno rilasciato fideiussioni, questa pronuncia è un precedente prezioso per:
– Bloccare richieste ingiuste di pagamento.
– Difendersi efficacemente da banche o società cessionarie di crediti.
– Far dichiarare nulle fideiussioni abusive.
Fonte giurisprudenziale:
Corte d’Appello di Roma, sentenza n. 1608/2025