Fatturazione a 28 giorni: nessuno ascolta AGCOM e rimborsi rinviati
Il Consiglio di Stato mette la parola fine alla vicenda delle fatturazioni a 28 giorni.
Per le compagnie telefoniche arriva il rigetto dell’appello contro la decisione Agcom che imponeva “misure ripristinatorie”. Le compagnie dovranno ora rimborsare gli utenti.
Gli utenti, fino a oggi avrebbero potuto accettare misure compensative che gli operatori stanno prevedendo da tempo.
Ma senza l’assenso dei consumatori, scatterà ora il diritto ai giorni gratis.
Contro le compagnie telefoniche e la loro scelta di portare la fatturazione a 28 giorni, gli utenti e varie associazioni, avevano evidenziato che questo meccanismo, nei fatti andava a creare un aumento dei ricavi (e quindi dei costi per i consumatori) che Agcom ha quantificato in un 8,6% con una “13esima mensilità” (visto che con le 52 settimane in un anno i rinnovi passavano da 12 a 13).
A marzo 2017 arriva il primo atto della vicenda, la delibera 121/17/CONS con cui Agcom è intervenuta per vietare la fatturazione a 28 giorni nelle offerte sul fisso e convergenti, mantenendo invece la possibilità di utilizzarle nel settore mobile. Fra i vari motivi a spiegare il diverso trattamento fra fisso e mobile, Agcom segnalava che il 76% del traffico mobile in Italia è prepagato.
La delibera dava 90 giorni per mettersi in regola, passati invano. E quindi dal 23 giugno 2017 – dal punto di vista dell’Agcom – Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb erano de facto inadempienti. E così con 4 delibere (la 497/17 per Wind Tre, la 498/17 per Vodafone Italia, la 499/17 per Tim e la 500/17 per Fastweb) di dicembre 2017, relatore il commissario Francesco Posteraro, l’Autorità interviene poi per multare le compagnie (1,16 milioni) imponendo loro anche lo storno delle somme tratte dai giorni “erosi” rispetto alla fatturazione che sarebbe dovuta tornare mensile dal 23 giugno 2017.
Si arriva così, con una misura messa comunque fuorilegge, a novembre 2018, con il Tar del Lazio che intanto interviene nel merito, sul pregresso, cancellando la multa di 1,16 milioni per le compagnie telefoniche ma mantenendo i meccanismi “ripristinatori” nel frattempo previsti riconoscendo ai clienti un bonus di giorni in base a ciò che era stato calcolato in più.
Da qui il ricorso delle compagnie al Consiglio di Stato.
Negli ultimi mesi le società telefoniche hanno fatto diverse proposte ai clienti per restituire il pregresso sotto forma di servizi compensativi (aumento dei Giga per la connessione Internet o anche altri servizi).
Ora dovranno restituirlo automaticamente in bolletta.
Ma le società di telefonia continuano a fare resistenza, nonostante la minaccia di sanzioni.
Non erogano in automatico quando dovuto e rischiano di prendere pesanti multe.
L’Autorità garante per le garanzie nelle comunicazioni, l’Agcom, ha avviato una procedura sanzionatoria contro le società di telefonia coinvolte, cioè Vodafone, Fastweb e Wind tre (con Tim per ora in panchina, in attesa della sentenza della Corte dei conti), già multate nei mesi scorsi.
I rimborsi dovuti agli utenti devono essere riconosciuti ed erogati automaticamente, ha stabilito l’Autorità, compensando in bolletta i giorni erosi (con altrettanti giorni di telefonate gratuite).
Ma nella realtà non sta andando così. I colossi del settore chiamati in causa la vedono diversamente e agiscono di conseguenza. Non procedono d’ufficio. Anzi. Pretendono che siano gli abbonati , nel caso non accettino benefit e servizi extra offerti come contropartita.
Il consiglio dell’Agcom – come viene svelato ai non addetti ai lavori da Repubblica.it – sta per scadere. Eventuali sanzioni (oppure formali diffide a riconoscere i rimborsi anche a chi non li ha richiesti) saranno decise solo dai nuovi membri, che il Parlamento nominerà probabilmente a settembre, sempre che non venga sciolto prima o abbia altre priorità.
Una volta comminate le multe per i mancati automatismi, posto che ci si arrivi, le società di telefonia potrebbero di nuovo far ricorso al Tar. In caso di sentenze sfavorevoli, è scontato prevederlo, si andrebbe al Consiglio di Stato e si trascinerebbe ancora per mesi, se non per anni.
C’è poi la questione degli utenti non più attivi, quelli che nel periodo della sovrafatturazione hanno cambiato operatore o hanno disdetto definitivamente l’abbonamento. Per loro non sono ancora state date istruzioni generali, né indicazioni specifiche.
L’Agcom risponde garantendo che i funzionari stanno mettendo a punto disposizioni ad hoc, senza precisare tempistica e scadenze.
Avere chiarimenti dal servizio clienti, nel caso di un abbonamento non più attivo, è impossibile. Senza un numero telefonico riconosciuto il risponditore automatico non inoltra la chiamata ad un operatore in carne e ossa.
Il consiglio che diamo è agli utenti di tutte le società coinvolte, è quello di mettere le mani avanti e, richiedere formalmente al gestore telefonico l’erogazione in bolletta del rimborso dovuto.
E’ possibile mandare un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’Antitrust:
tramite posta ordinaria, indirizzando gli scritti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, piazza Giuseppe Verdi 6/A – 00198 Roma;
inviando l’esposto alla casella protocollo.agcm@pec.agcm.it.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha chiarito i contenuti della delibera del luglio scorso ribadendo che i rimborsi per il giochetto delle fatture a 28 giorni sulla telefonia fissa dovranno essere automatici.
A luglio, dopo i due rinvii da parte del Consiglio di Stato, erano stati respinti i ricorsi.
Fastweb, Vodafone e Wind-Tre avevano chiesto l’abolizione di quanto stabilito da Agcom.
Ora tutti gli operatori dovranno rimborsare tutti i clienti di telefonia fissa coinvolti.
I rimborsi riguardano solo i contratti di telefonia fissa che hanno subito il passaggio alla fatturazione a 28 giorni tra giugno 2017 e aprile 2018.
Non riguarda i contratti di telefonia mobile, né altri tipi di utenza.
Per gli utenti che hanno subito il passaggio alla fatturazione a 28 giorni tra giugno 2017 e aprile 2018 che non hanno cambiato operatore, si prospettano rimborsi compresi tra i 20 e i 60 euro.
Con le fatture a 28 giorni, gli utenti hanno pagato un mese in più all’anno.
Adesso, questi utenti che hanno diritto ad essere rimborsati come già stabilito dall’autorità Garante, dal Tar e adesso anche dal Consiglio di Stato.
Orientativamente il rimborso prevedibile è compreso tra i 20 e i 60 euro e, tendenzialmente, chi ha sottoscritto un contratto fibra dovrebbe ottenere rimborsi più alti.