Crisi d’impresa: la Cassazione difende il debitore, il fido bancario non può essere revocato automaticamente
Accesso alla composizione negoziata: le banche devono motivare ogni revoca degli affidamenti. Tutelata la continuità aziendale in fase preventiva.
Stop agli automatismi bancari
La Corte afferma in modo netto che l’accesso alla composizione negoziata non può essere considerato motivo sufficiente per revocare o sospendere le linee di fido. Al contrario, l’imprenditore che si muove con trasparenza e pianifica un percorso di risanamento, ha diritto a vedere mantenute le condizioni di continuità finanziaria, salvo situazioni oggettive di rischio creditizio.
Fino ad oggi, in molti casi, bastava l’avvio della procedura per scatenare reazioni difensive da parte delle banche. Il risultato? La crisi si aggravava e diventava irreversibile. Ora questo rischio è arginato da una regola chiara: la revoca deve essere motivata, documentata e comunicata agli organi dell’impresa.
Le banche dovranno valutare il piano di risanamento
Il d.lgs. 136/2024 impone alle banche nuovi obblighi di trasparenza e vigilanza. Non sarà più possibile declassare un credito solo perché il debitore ha attivato la composizione negoziata. Le valutazioni dovranno basarsi:
– sulla qualità e fattibilità del piano di risanamento;
– sulla condotta del debitore nell’utilizzo delle linee di credito;
– sull’assenza di elementi oggettivi che rendano insostenibile la prosecuzione del rapporto.
In questo modo si cerca di favorire la concessione di nuova finanza, elemento indispensabile per superare la fase critica.
Tutela per il debitore, ma anche per le banche
Importante anche la norma che esclude la responsabilità per concessione abusiva di credito, se la banca decide di mantenere attivi gli affidamenti in presenza di un piano attendibile. Si tratta di una tutela bilanciata, che incentiva un comportamento prudente ma non paralizzante da parte degli intermediari finanziari.
Conclusioni: prevenzione, trasparenza e accesso ordinato al credito
La relazione della Cassazione rafforza lo spirito del Codice della crisi: promuovere l’intervento anticipato e la soluzione negoziata, piuttosto che attendere l’insolvenza conclamata. Per l’imprenditore serio e tempestivo, si apre uno spazio di tutela importante.
In questo nuovo scenario, è essenziale muoversi per tempo, affidarsi a professionisti esperti e predisporre un piano credibile, dialogando in modo proattivo con il sistema bancario. Il diritto oggi riconosce e protegge questo percorso.